TOKYO – Si è svolta ieri la Tokyo Marathon 2020, gara aperta solo agli atleti élite per prevenire la diffusione dell’infezione da coronavirus, una edizione con un parterre di atleti di altissimo rilievo e che ha portato alla vittoria dell’etiope Biranhu Legese, già campione in carica ma che, con 2h04’15’’ si è migliorato di 33’’ e al primato femminile del percorso di Lonah Chemtai Salpeter che, con 2h17’45’’ migliora il suo primato e quello del percorso di ben due minuti, oltre a stabilire il primato femminile israeliano ed il sesto miglio tempo all time mondiale.
IL PIU’ VELOCE – Niente male, ma nonostante questa carrellata di astri non è passato inosservato un altro importante primato, quello maschile giapponese, conquistato da Suguru Osako, giunto al traguardo in 4^ posizione assoluta con 2h05’29’’. Viene da sé che Osako parteciperà alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020, la gara era valida anche come Trials di partecipazione olimpica. C’è un altro dato che suscita interesse, tra i primi dieci migliori tempi sulla maratona maschile ad avere una firma giapponese sono ben quattro atleti, l’ultimo dei quali in decima posizione, ha chiuso la gara in un formidabile 2h07’05’’, di una spicciolata di secondi migliore del primato italiano di 2h07’19’’, recentemente registrato da Eyob Faniel alla maratona di Siviglia.
150.000 EURO – Per gli appassionati, si tratta di numeri entusiasmanti che hanno il fascino dell’inarrivabile. E’ invece una storia curiosa quella scritta a firma di un altro giapponese, Shizo Kanakuri, primo maratoneta asiatico a partecipare, nel 1912, ad una Olimpiade. Shizo possedeva il primato mondiale sulla distanza maratona con il tempo di 2h32’45’’, fatto che lo candidava alla vittoria della maratona olimpica (conquistata con il tempo di 2h36’54’’) e per il quale la comunità raccolse un fondo equivalente a 154.000 euro che gli permise di giungere in Svezia, pur dopo un viaggio lungo e tortuoso.
54 ANNI – Stranamente, il giorno in cui si svolse la maratona (14 Luglio 1912) in Svezia si registrarono temperature oltre i 32 gradi, da regolamento erano vietati i ristori ufficiali e nessuno poteva avvicinare gli atleti. Al km 30 Shizo scomparve dalla testa della gara e di lui non si seppe più nulla fino al 1962, quando venne rintracciato da un giornalista svedese. Si scoprì quindi che Shizu durante la gara aveva pensato di non bere in modo da sudare meno, fatto che secondo lui lo avrebbe agevolato nella vittoria. Tuttavia, ad un certo punto vide una famiglia che faceva un picnic e chiese loro da bere, lasciandosi poi convincere a riposare un attimo fino a stramazzare sul divano. Al risveglio, la vergogna dell’accaduto gli impedì di presentarsi al traguardo. Shizo si convinse a partecipare nuovamente nel 1967, partendo dal giardino del picnic, per riscattarsi ed onorare la competizione e chiudere finalmente la gara nel tempo record di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi.