a cura di Dott.ssa MAGDA Marta Maria – Fisiosportlife Milano
Il tendine d’Achille origina sull’osso calcaneare e termina nel muscolo tricipite della sura. È formato dai muscoli gemelli (mediale e laterale) e dal soleo. I più gravi danni al tendine sono le tendinopatie e le rotture spontanee o causate da traumi diretti o non diretti.
Valutazione palpatoria del tendine d’Achille; consiste nel comprimere a mo’ di pinza il polpaccio
La lesione completa del tendine è comune tra gli atleti che praticano sport con alti livelli di sollecitazione, come danza, corsa, ginnastica, basket, pallavolo o tennis. Il test di Thompson, condotto da un fisioterapista, è uno strumento diagnostico per valutare l’integrità del tendine. Durante il test, il fisioterapista comprime il tendine d’Achille del paziente, che è sdraiato in posizione prona con i piedi sporgenti oltre il bordo del lettino. Una risposta con flessione plantare del piede indica un test negativo, suggerendo che il tendine è intatto. Se il piede non si muove, si sospetta una rottura completa del tendine, spesso accompagnata da dolore intenso. In questi casi, è generalmente necessario un intervento chirurgico. Un paziente con una lesione tendinea non è in grado di alzarsi sulle punte né di eseguire la flessione plantare. Per ulteriori dettagli sulla condizione del tendine, si raccomanda di eseguire una risonanza magnetica (RM) e un’ecografia.
Il recupero post-intervento chirurgico
L’obiettivo principale del post-intervento comprende la corretta gestione del dolore sin dal primo giorno, il recupero della mobilità (ROM) della caviglia, il rinforzo muscolare, il ripristino dell’equilibrio e della propriocezione, e, successivamente, il ritorno allo sport preferito. Le tendenze attuali vanno verso una riduzione al minimo dell’immobilizzazione post-intervento e a un’applicazione di un carico precoce con il peso del corpo. Vari studi hanno confermato l’importanza dell’attività fisica nella guarigione e una percentuale inferiore di ricadute.
La fisioterapia, all’inizio passiva, inizia già nella struttura ospedaliera, spesso il giorno dopo l’intervento. Il fisioterapista insegna al paziente quali comportamenti e movimenti deve eseguire per un miglior recupero e quali carichi può supportare per proteggere il tendine ancora molto debole. Il settore del movimento concesso al piede oscilla solitamente tra 20° di flessione plantare (PF) e 10° di dorsi- flessione (DF). Gli obiettivi nella prima fase sono soprattutto: togliere l’infiammazione, ridurre il gonfiore e proteggere costantemente il tendine appena operato. Viene applicato il protocollo PRICE (protection, rest, ice, compression and elevation) che consiste nel sollevamento dell’arto, nel riposo, nel posizionamento del tutore e nella crioterapia. La stimolazione elettrica neuromuscolare (NMES) del muscolo gastrocnemio è molto efficace per accelerare i tempi di recupero.
L’elettrostimolazione
Si raccomanda vivamente di eseguire massaggi drenanti leggeri per stimolare la circolazione locale e di fare bagni di contrasto. Per questi ultimi, sono necessarie due vasche: si inizia con un bagno freddo (10°C – 15°C) per due minuti, seguito da un bagno caldo (37°C – 40°C). L’intera procedura va ripetuta tre volte.
Il ritorno a casa si effettua con due stampelle e il tutore; la caviglia in posizione 90°o 20° in equino è prevista normalmente dopo circa 1 o 2 giorni dall’intervento. Il paziente, nelle settimane successive, segue le indicazioni del fisioterapista, inclusi gli esercizi isometrici da 5 a 10 secondi ciascuno, 4 volte al giorno, ed eventualmente utilizzando ausili con il carico concesso dall’ortopedico. Rispetto al gesso, si consiglia l’uso di un tutore, che consente al paziente di rimuoverlo e rimetterlo facilmente durante le sessioni di ginnastica.
Successivamente, si procede con la mobilizzazione assistita, seguita dalla mobilizzazione attiva, con l’obiettivo di recuperare la mobilità della caviglia senza superare la soglia del dolore. Per mantenere l’elasticità dei tessuti del polpaccio e favorire la circolazione locale, prevenendo la formazione di aderenze, si raccomandano massoterapia e massaggi drenanti, da eseguire con l’ausilio di creme riscaldanti prima degli esercizi di dorsi-flessione. Queste pratiche incrementano la temperatura dei tessuti e riducono il dolore; le fibre muscolari di collagene diventano più resistenti allo stress e i meccanorecettori inibiscono più efficacemente i segnali nocicettivi.
In seguito all’ok da parte dell’ortopedico, si prosegue con il recupero della forza e dell’elasticità muscolare. Indicativamente dalla terza settimana, se non ci sono complicanze, viene impostato il carico completo. Il paziente prosegue con le terapie fisiche e gli esercizi isometrici (concentrici ed eccentrici), aumentando la resistenza tendinea. Lo stretching isolato viene eseguito con il ginocchio esteso per entrambi i muscoli gastrocnemio e soleo. Durante la riabilitazione vanno utilizzate le bende elastiche e le cavigliere per migliorare la forza muscolare. Un esempio di esercizio che si esegue da seduti è il sollevamento dei talloni uniti. Successivamente, quando il tendine è già più forte, l’esercizio viene ripetuto in piedi, utilizzando anche uno step o un rialzo come un gradino, inizialmente con i talloni uniti, poi in appoggio bi-podalico, quindi mono-podalico. Viene impostato il training neuromuscolare dell’equilibrio e della propriocezione in piedi e su varie piattaforme. Consigliabile cominciare dalla gamba forte per poi proseguire su quell’altra.
Test di equilibrio sul disco propriocettivo e sulla tavoletta propriocettiva
Per garantire un buon recupero e un rapido ritorno all’attività fisica preferita, è assolutamente importante eseguire lo stretching del polpaccio e di tutta la catena muscolare posteriore.
Lo stretching del tendine d’Achille e della catena muscolare posteriore (CMP)
Per migliorare la forza e la coordinazione si consiglia di praticare i seguenti sport: nuoto, corsa in acqua e ciclismo. In generale, sono assolutamente consigliate tutte le attività sportive che preservano il tallone d’Achille da picchi di carico e permettono lo stimolo di crescita delle cellule per la saldatura definitiva.
In presenza di dolore, è fondamentale adottare una strategia appropriata che includa la riduzione del volume di allenamento e il monitoraggio costante del dolore, il quale non deve mai aumentare durante gli esercizi. Per ottimizzare la propriocezione, l’uso di plantari o rialzi sotto il tallone è generalmente sconsigliato. Tuttavia, se prescritti dall’ortopedico come parte del percorso riabilitativo, tali ausili devono essere utilizzati per l’intera durata indicata dal medico – ortopedico/ fisiatra.
Ogni giorno migliaia di sportivi devono sospendere la loro attività fisica per la lesione del tendine d’Achille! Le tecniche chirurgiche utilizzate attualmente sono prevalentemente mininvasive e durano circa da 30 minuti a un’ora, mentre il recupero dura indicativamente da 4 a 6 mesi. Il carico completo durante la deambulazione viene solitamente concesso dopo 30 – 40 giorni dall’intervento. Per ritornare all’attività sportiva ci vogliono c. 6 /9 mesi.
Per garantire un ritorno graduale alla guarigione, devono essere soddisfatti i seguenti criteri: buona mobilità e forza della gamba affetta equivalenti a quelle della gamba sana, lunghezza della catena posteriore paragonabile a quella dell’altra gamba, capacità di correre in linea retta senza dolore né zoppia, buon equilibrio su entrambi i piedi, flessione plantare a 90 gradi con velocità normale, capacità di eseguire salti con entrambe le gambe senza dolore o fastidio e capacità di eseguire salti con la sola gamba affetta, sempre in assenza di dolore o fastidio.
Per la prevenzione è consigliato rinforzare e allungare il tendine e altri muscoli del polpaccio, tramite un programma di esercizi mirati, e aumentare gradualmente l’intensità degli allenamenti.
Rinforzo del tendino d’Achille bipodalico e monopodalico
È sconsigliato lo svolgimento di attività sportive su superfici non idonee e con scarpe non adatte. Si consiglia vivamente di tenere sotto controllo anche il peso corporeo.
Se vuoi sapere se rischi la lesione del tendine d’Achille, ti consiglio di eseguire la seguente valutazione: al mattino appena sveglio cammina per 5 minuti e percepisci il lavoro di tutti i tuoi muscoli e dei tendini della gamba. Se i muscoli sono rigidi o doloranti, vuol dire che devi andare a farti vedere da un esperto, piu presto possibile.