di Cesare Monetti
C’è fermento, nervosismo, cattiveria, tante parole per nulla sui social in queste difficili e straordinarie settimane per l’Italia che vive in #quarantena.
Si susseguono ora per ora le notizie dei ministri, della Protezione Civile, dell’Istituto Superiore della Sanità, dove confermano che l’attività fisica all’aria aperta è consentita perché la salute di un popolo è da preservare e l’attività fisica è parte fondamentale. Purtroppo, certo, tante, davvero troppe persone, non sono in grado di valutare quale è il limite richiesto delle regole: Non correre o camminare in compagnia, ovvero non fare assembramento e stare a distanza di almeno un metro. Che poi forse tra sportivi, detto tra noi, sicuramente è meglio abbondare passando a due, tre metri.
Tante persone hanno preso molto goliardicamente e con leggerezza queste raccomandazioni del Governo dettate dalla comunità medico-scientifica e dunque sembra che nelle prossime ore o giorni possano arrivare ulteriori restrizioni vietando in maniera totale l’attività fisica e dunque la possibilità di uscire d casa per svagarsi un po’. Divieto che è già purtroppo attivo in Campania e in Emilia almeno parzialmente.
In giro è scattata la ‘caccia al runner’ o al ‘ciclista’, come fossero i più grandi delinquenti di questo periodo, come se la colpa di questo stramaledetto virus fosse loro, come se gli ‘untori’ avessero solo le scarpe da running ai piedi, mentre metropolitane, fabbriche, tabaccai, profumerie, supermercati e tante altre attività sono forse le vere zone dove il virus si sta propagando.
PERCHE’ TANTI RUNNER – I runner in queste settimane si sono moltiplicati e non poteva essere altrimenti perché al classico ‘vero maratoneta’, cioè quello che corre abitualmente tutto l’anno con qualsiasi condizione metereologica, tra mille sacrifici di tempo e famiglia, si sono aggiunti tutti gli altri sportivi. Ovvero nuotatori rimasti senza piscina, ciclisti che non possono più andare in bici, gente che va in palestra, calciatori di ogni tipo che per tenersi in forma escono a correre e tante tante altre tipologie di sportivi che in genere non affollano la strada, i parchi, le ciclopedonali ma sono in altri ambienti. A questi vanno aggiunti chi oggi, complice la primavera e il tanto tempo libero a disposizione, ha follemente deciso che era giunto il momento di abbandonare il divano e ammassarsi in strada. In poche parole: c’è il caos.
LA PROPOSTA – E se noi runner, duri e puri, facessimo ancora una volta la differenza? Se provassimo tutti ad autodisciplinarci e a toglierci dal caos almeno noi. La proposta arriva da Pino Pirozzi, atleta e triatleta che vive in Campania in zona Vesuvio che in questi giorni non può proprio allenarsi, viste le ulteriori restrizioni della Regione Campania da parte del governatore De Luca. Queste le sue parole sui social di oggi postate nel gruppo facebook ‘Triathlon Clan’ di cui è amministratore: Perché non proponiamo di aprire una finestra temporale per la corsa dalle 5 alle 7 del mattino? Così non ci sarà chi ne approfitterà per passeggiare. Ditemi la vostra. Facciamo girare questa idea che a volte i social sono potenti.
Già, perché non proviamo almeno noi a non intasare nelle ore più affollate (tipo dalle 9 alle 12 del mattino e dalle 16 alle 20) le strade e i pochi parchi rimasti aperti? Siamo abituati ai sacrifici, autolimitiamoci negli orari, cerchiamo di dare meno fastidio nelle ore di punta così da non essere noi stessi il traffico in giro a piedi. Aiutiamo l’Italia, il Governo e tutte le Istituzioni, settore medico compreso, a gestire questa situazione prima che ‘chiudano l’Italia’ in maniera totale. Autodiscipliniamoci. Facciamo vedere chi siamo.
Cerchiamo almeno noi che abbiamo questa sconfinata passione che è uno stile di vita sano a dare l’esempio. Dalle 4 o 5 alle 7 del mattino non incontreremmo sicuro famiglie con i bimbi in bici, pochi pochissimi i padroni di cani, saremmo molti meno e potremmo tenere la famosa distanza tra noi di 2-3 metri con chi incrociamo. Una sola regola per tutti e a tutte le ore, sempre: correre da soli!