Cresce il numero di atleti speciali candidati a partecipare ad una gara podistica
Il presidente dei MaratonAbili Donato Fornuto:
“Unitevi a noi, troverete la vocazione per intraprendere un percorso pieno di entusiasmo e
scoprirete che si può correre per obiettivi più grandi”
E’ crisi nel mondo degli “spingitori”, questa la denuncia di Donato Fornuto, Presidente dei MaratonAbili, l’allegro e colorato gruppo di persone che ogni anno si impegna a condividere il traguardo con atleti speciali.
I MARATONABILI – L’associazione senza scopo di lucro è nata una dozzina di anni fa e ha subito avuto un’impennata di adesioni, toccando punte di 250 associati impegnati nelle attività di spingitori di 15 atleti disabili. Da Prato, dove tutto ha avuto inizio, si è subito sentita la necessità di ampliare gli orizzonti, dando vita a gruppi operativi a Torino e Milano, e, di prossima costituzione, a Genova. Tante sono le associazioni “gemellate” con le quali i MaratonAbili dialogano per promuovere la cultura dello sport come inclusione per supportare aree nelle quali l’associazione non è ancora arrivata.
Donato Fornuto, Presidente MaratonAbili, a quanti eventi all’anno partecipate?
“Di solito una maratona all’anno, fino ad ora sempre a Firenze, la prossima sarà la Torino City Marathon del prossimo 5 novembre, qualche mezza maratona e poi tante gare da 10 km. Preferiamo puntare su quest’ultime per il loro maggiore carattere inclusivo, sia per gli spingitori, che non necessitano di tantissimo allenamento, che per non stressare alcuni atleti con disabilità che limitino la prolungata attività. Negli anni abbiamo cercato di aumentare la nostra presenza ma non è facile quando mancano gli spingitori e non vogliamo mai arrivare al punto da dover chiedere a qualche atleta disabile di non partecipare. Come associazione supportiamo economicamente in toto l’atleta speciale ed il suo accompagnatore per la sua partecipazione, mentre gli spingitori prestano il loro supporto a titolo volontario”.
A cosa è legata la difficoltà di partecipazione degli spingitori?
“Diverse possono essere le motivazioni, dopo la pandemia ci siamo ritrovati tutti in ristrettezze economiche, molte famiglie hanno dovuto ripensare alle proprie spese e fare delle scelte, anche se a malincuore. Molti decidono di fare sport puntando, comprensibilmente, alla prestazione agonistica. Per questo stiamo cercando di lavorare sempre più con le società sportive e con le scuole, dove promuovere lo sport come mezzo di inclusione e trovare nuova linfa.”
Come si diventa spingitori?
“Molti si uniscono a noi durante una gara, si sentono contagiati dal nostro entusiasmo, scoprono che la disabilità è una parte del mondo, non un mondo a parte, e ci contattano. Non c’è un protocollo, non bisogna possedere doti speciali per essere uno spingitore ma nel momento in cui lo si diventa si è subito supereroi con un destino ben tracciato, quello della condivisione del traguardo con atleti speciali. Mi piace dire che bastano gambe e cuore, è lo spirito che muove le gambe al ritmo giusto…”
Parliamo di emozioni, cosa provano gli spingitori?
“Personalmente sono sempre emozionato, dalla partenza in festa al percorso con tutto il tifo. Il traguardo è sicuramente speciale, una girandola di emozioni, ma c’è un momento che mi regala una sensazione ancora più profonda ed è la consegna della medaglia. Molti atleti speciali vivono questo momento come il pieno riconoscimento dell’inclusione, ritengono di essere assimilati a quanti abbiano avuto questo stesso premio. Questo momento ha un effetto domino, sulle famiglie che hanno conferma di aver riposto correttamente la loro fiducia, sui ragazzi disabili che, nei giorni successivi rivivono la giornata di sport attraverso il contatto con la medaglia.”
Dalla sua descrizione sembra impossibile scindere le sensazioni degli spingitori da quelle degli atleti disabili. E’ così?
“Sì, perché è il gruppo che crea questa magia, l’essere spingitore è una condizione vincolata alla presenza di un atleta disabile, insieme danno vita ad un nuovo modo di interpretare la corsa.”
Ci sarà qualcosa di diverso per gli atleti disabili…
“Per tantissimi è un’occasione quasi unica e ha persino un effetto terapeutico, forse l’unica possibilità di sentire ancora il vento sulla faccia.”
Il suo appello in dieci parole
“Unitevi a noi, corriamo insieme per obiettivi ancora più grandi!”