Gli autori presentano il tema della corsa con una nuova visione, quella che nasce dalla impossibilità di praticarla per divieto, in una società pseudo-futuristica che stenta anche a ricordare come si pratichi. Un mondo immobile dove gli individui sono inghiottiti da un esperimento che li coinvolge trasversalmente attraverso pratiche scientifiche che modificano l’alimentazione, le abitudini sociali e ogni sfera della vita.
I personaggi, anche se in modi e per motivi diversi, non accettano il destino imposto e a poco a poco riconoscono che le leggi dettate dalla natura siano quelle che permettono all’uomo di vivere in maniera semplice e soddisfacente. Sul finale, l’angoscia che nasce nei protagonisti a causa dell’assenza di attività fisica viene sciolta dalla promessa di un nuovo futuro, basato sul ripristino di vecchie abitudini dove la corsa assume un carattere taumaturgico ritrovando l’originale significato di praticarla per istinto di sopravvivenza. Un meccanismo, quello della limitazione della libertà nella pratica dello sport, che risulta ancora più realistico, nonostante l’ambientazione fantascientifica, grazie ai divieti imposti alla società a seguito dell’insorgenza dell’ondata pandemica.
Redatto a quattro mani da due innamorati della corsa, nonostante la negatività legata ad un concetto di società catastrofico, il testo risulta gradevole forse proprio grazie all’immediato confronto con la vita reale.
Le illustrazioni assumono il valore di rendere realistici personaggi che appartengono ad una “non realtà” ma che, attraverso le espressioni del volto ci comunicano che vivono le emozioni per come le conosciamo.