Cosa significa e come si vive il periodo del Ramadan nei panni di un atleta
Si è concluso da una settimana il mese dedicato al Ramadan, quest’anno dal 12 aprile al 12 maggio, un periodo sacro nel calendario islamico che coincide con il nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano nel quale Maometto ricevette la rivelazione del Corano.
Il mese di Ramadan non cade sempre nello stesso periodo del calendario gregoriano, perché quello islamico è un calendario lunare, che dura 11 giorni in meno rispetto all’anno solare. Durante questo periodo gli osservanti devono ottemperare a cinque doveri: digiuno, professione di fede, recita quotidiana delle cinque preghiere, elemosina e pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita. L’osservanza del digiuno durante il Ramadan prevede che ci si possa nutrire e bere prima dell’alba e dopo il tramonto, una tradizione che viene vissuta con grande socialità grazie alla condivisione dei pasti e della loro preparazione.
L’azzurro Yassine Rachik, origini marocchine, maratoneta e mezzofondista italiano, medaglia di bronzo nella maratona agli Europei di Berlino 2018 è la persona giusta per capire come cambiano le abitudini di un atleta durante questo particolare periodo dell’anno.
E’ da un po’ che non la vediamo in gara, cosa è successo?
Dopo i Mondiali di Doha ho avuto qualche problema fisico, in particolare ad un polpaccio, che ho curato grazie al Dr Rodolfo Malberti e al suo staff di Brianza Sport e Salute. Poi c’è stato il lock-down e, come per tutti, anche per noi atleti è stato penalizzante, non ci si poteva spostare, la maggior parte delle competizioni sono state annullate. Sono rientrato da poco dal Marocco dove mi sono allenato per cinque settimane.
Quali sono i suoi obiettivi?
Sto ancora decidendo quali gare fare, ho il minimo olimpico per la maratona, spero di volare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Cosa significa per lei il periodo del Ramadan?
La mia fede è sempre stata musulmana quindi ho sempre seguito i dettami del Ramadan. Per me è un punto di forza perché negli intervalli tra i pasti è come se il corpo si riposasse. Il Ramadan secondo me livella anche rispetto alle classi sociali, anche i ricchi provano un po’ il senso del digiuno dei più poveri. Per me è un periodo di festa, quando alla sera termina il digiuno le famiglie e gli amici si riuniscono e mangiano insieme, ci si aiuta e si prepara per gli altri, un momento di grandissima solidarietà, di senso della comunità. Quest’anno per colpa del Covid mi manca moltissimo questo aspetto, anche se una persona mi porta tutti i giorni da mangiare, in pieno spirito del Ramadan…speriamo di tornare alla normalità.
E sui suoi allenamenti, che impatto ha?
Durante il Ramadan mi alleno normalmente ma vivo un po’ al contrario, cerco di dormire di più al mattino e allenarmi tardi alla sera, non è una limitazione perché riesco ad allenarmi anche due volte al giorno. Se devo allenarmi duramente mi alimento e mi idrato nelle ore in cui è possibile ma ho sposato la filosofia che è bene in questo periodo non svolgere periodi di grande carico. In genere cerco di vivere il Ramadan insieme ad altri atleti che lo praticano in modo da vivere in simbiosi tutto il periodo e da stimolarci a vicenda.
Non ha mai avuto difficoltà in gara?
Il Ramadan può essere sospeso in alcuni casi, ad esempio le persone molto anziane, le donne incinte o che hanno appena partorito o le persone malate sono esentate, se lo vogliono. Al Giro di Castelbuono e agli Europei 2015 ero in Ramadan, questo non mi ha impedito di vincere perché ho derogato nel giorno della gara.
Qualche consiglio da dare agli atleti che praticano il Ramadan più giovani e meno esperti di te?
Vivete il Ramadan serenamente, non fate carico di lavori e sarà sicuramente un’esperienza che fortifica corpo e spirito.
24/05/2021