Solo 46 monaci buddisti hanno completato questa corsa sin dal suo inizio nel 1885.
Chi fallisce deve togliersi la vita ma chi riesce ha percorso la strada verso l’Illuminazione
Alcuni monaci buddisti partecipano alla più dura delle prove, una corsa che copre la distanza dell’intero raggio del mondo e della durata di 7 anni.
Dal 1885 ad oggi, sono solo 46 i monaci che hanno portato a termine questa impresa e quelli che non lo hanno fatto si sono suicidati. Le prove sono molto dure ed estenuanti e divise sui sette anni.
Dal primo al terzo anno
Il primo anno è molto faticoso, soprattutto per i monaci che abbiano vissuto una vita più dedita alla preghiera che all’atletica. Bisogna correre 30 km al giorno per 100 giorni consecutivi con sandali di paglia. Se capitasse di correre sotto la pioggia i sandali avrebbero una durata di circa due ore. Tra gli altri pericoli vi possono essere l’incontro con animali selvatici, percorsi accidentati e neve. La prima corsa avviene in compagnia, tutte le successive in completa solitudine. Nel 2010, Endo Mitsunaga ha completato con successo la corsa più mortale del mondo partendo un po’ dopo la mezzanotte e fermandosi in 258 templi lungo la strada per pregare. Al centesimo giorno della sfida è possibile ritirarsi ma se si decidesse di andare avanti, bisognerà portare una corda bianca legata in vita, per ricordare che, in caso di fallimento, bisognerà togliersi la vita.
Fino alla fine è proibito avere legami con la famiglia. Lungo il percorso, Endo ha potuto osservare ricordi di coloro che avevano tentato la corsa e avevano fallito prima del 1950.
Quarto e quinto anno
Durante il quarto e il quinto anno bisognerà correre 30 km al giorno per 200 giorni consecutivi su un percorso che si sviluppa su e giù per il lato del Monte Hei che svetta fino a 848,1 m.
Il test di medio termine
Nel 201° giorno della corsa più mortale del tuo mondo, finalmente si può riposare ma bisogna restare svegli e digiunare totalmente per nove giorni, senza neppure poter bere dell’acqua. In questa fase, il monaco deve recitare continuamente un mantra alla presenza di due monaci. La preghiera è interrotta solo alle 2 di ogni mattino, quando il monaco deve raggiungere un pozzo situato a circa 200 metri di distanza, prelevare dell’acqua da offrire a Buddha.
Sesto e settimo anno
Dopo essere stato messo a dura prova da esercizio fisico, privazione di cibo, acqua e sonno, la corsa più letale del mondo non è ancora finita. Durante il sesto anno, il monaco deve correre per 60 chilometri al giorno per 100 giorni mentre durante il settimo anno i km giornalieri diventano 84 per 100 giorni per poi diminuire in 30 km al giorno per il resto dell’anno.
Dopo tante fatiche, il monaco passa attraverso una cerimonia che prevede il digiuno e qualche radice, aghi di pino bolliti, noci e acqua mentre alimenta un fuoco per otto giorni cantando 100.000 preghiere. Secondo la leggenda, il monaco diventa quindi illuminato.