«A casa mia i bambini non li lasciavano vincere, se vincevano era perché la vittoria se l’erano meritata».
Lazarus Lake
Avete mai sentito parlare della Barkley Marathon? Il termine marathon è assolutamente improprio, non si tratta, infatti, di una maratona in senso stretto, non sono, cioè, 42.195 m. La Barkley Marathon è molto di più, un concentrato di difficoltà tecniche amplificato da un senso di spaesamento. Più che una maratona, un’esperienza di vita. Ed infatti solo 18 corridori in 34 edizioni sono riusciti a portarla a termine.
CHI E’ LAZARUS LAKE – Al secolo Gary Cantrell, detto “Laz”, è un ultrarunner statunitense noto per le sue eccentricità. Nel 1978 Lake portò a termine una maratona nonostante fosse stato raggiunto dai pallini del fucile di alcuni cacciatori che sparavano a delle quaglie.
Insieme ai compagni del gruppo “Horse Mountain Runners” ha ideato la iconica Strolling Jim 40 miglia Run a Wartrace, nel Tennessee, tra le ultra più antiche del paese. Nel 1981 Lake si è affermato per il suo atteggiamento masochista con l’organizzazione della “The Idiot’s Run“, una gara da 123 km nei quali sono da valicare 37 colline di importante dislivello, scoprendo che la sua gara aveva attratto l’interesse di 12 corridori, di cui solo 2 finisher. L’anno successivo, “The Idiot’s Run” è stata trasformata in una 174 km su percorso totalmente collinare; “L’obiettivo non è tanto vedere chi vince ma chi sopravvive. Sono fiducioso che questa sia la gara più dura del mondo”. Poiché 6 dei 12 iscritti portarono a termine la gara, Lake ne allungò il percorso ulteriormente a 193 km nel 1984. Otto corridori si iscrissero quell’anno.
LA PRIGIONE BRUSHY MOUNTAIN – Laz Lake passeggiava nel Frozen Head State Park, nei pressi della prigione di stato Brushy Mountain. Si tratta di una regione estremamente aspra le cui montagne sono difficili da attraversare e ricche di risorse minerarie. Per questa ragione vi fu costruita una prigione di stato in modo da sfruttare la manovalanza dei detenuti per l’estrazione di ferro e carbone, una forma di schiavitù legalizzata. La prigione era nascosta in una valle con montagne su tre lati come un ferro di cavallo in modo da prevenire il desiderio di eventuali tentativi di evasione. Questa prigione è famosa anche per la fuga di James Earl Ray, l’uomo che il 4 aprile 1968 uccise Martin Luther King Jr. al Lorraine Motel di Memphis. Nel giugno 1977, Ray riuscì a fuggire dalla prigione insieme ad altri 5 prigionieri ma mentre gli altri furono subito catturati, Ray usò la strategia di allontanarsi durante la notte e nascondersi durante il giorno. Una fuga lenta, sia a causa del buio che delle asperità del terreno. Al terzo giorno, la fuga portò Ray, rincorso dai cani molecolari, a scivolare lungo un terrapieno, era a soli 6 km dalla prigione, in pratica aveva percorso circa 22 km durante le 54,5 ore in cui era in fuga.
LA BARKLEY MARATHON – Nel 1985 Lake insieme ad un amico raggiunse il luogo della fuga di Ray con l’idea di ripercorrere quella strada. Nonostante le perplessità dei rangers, riuscirono nell’intento e da lì nacque l’idea della Barkley Marathon.
PARTECIPAZIONE – La prima difficoltà è proprio quella di iscriversi. Non esiste un sito web ufficiale, non si sa come registrarsi se non che va fatto in uno specifico giorno dell’anno, a meno di non aver partecipato in precedenza è già dura arrivare a questo punto. Il costo dell’iscrizione, di 1.60 dollari, va versato solo se si è ammessi alla partecipazione, cosa che viene comunicata con una sorta di lettere di condoglianze – “Siamo spiacenti di comunicarti che sei stato ammesso alla Barkley Marathons”.
Il percorso consta di 5 giri da 32 km e 4.300 D+, per un totale di 160km e oltre 21.000 m D+ tra boschi, sterpaglie, rovi, con temperature che variano dai trenta gradi allo zero. Ciascun giro, del quale non si conosce esattamente la direzione, va completato entro 12 ore e tutta la gara entro le 60 ore. Non ci sono mappe da studiare perché il percorso varia di volta in volta. Non sono ammessi spettatori, supporti o agevolazioni, il tutto si svolge in totale autosufficienza. Una volta partiti i partecipanti non possono accettare alcun aiuto se non dagli altri corridori. Ognuno deve portare con sé ciò di cui avrà bisogno per sopravvivere, tenendo conto che sussiste la concreta possibilità di perdersi. Sono ammessi mappa e bussola per orientarsi nei boschi mentre è proibita qualunque attrezzatura elettronica, quindi nessun telefono, nessun GPS e nessun orologio se non quello da 12 dollari che il direttore di gara consegna personalmente prima della partenza.
I candidati alla partecipazione devono presentare una targa dello stato di provenienza e ricevono le indicazioni del percorso il giorno prima della gara, senza peraltro sapere a che ora inizi esattamente la gara, partenza che viene annunciata con un segnale speciale ad un’ora dallo start. Lungo il percorso sono posizionati dei libri dai quali i concorrenti devono prelevare, ad ogni passaggio, la pagina corrispondente al proprio numero di pettorale. Il percorso, senza indicazioni di nessun tipo, è ideato da un “regista sadico e crudele” per ridurre al minimo il numero di finisher.
CURIOSITA’ – Nemmeno la pandemia ha fermato Lake che ha organizzato la Great Virtual Race Across Tennessee, iniziata il 1 ° maggio e terminata quattro mesi dopo. Durante quei 123 giorni, gli oltre 19.000 partecipanti, da tutto il mondo, hanno percorso in media oltre 5 miglia al giorno per correre (virtualmente, nelle proprie città) per un totale di 635 miglia, attraversando così praticamente l’intero stato del Tennessee.