Niente. Non ce l’ha fatta. Kilian Jornet non è il nuovo primatista mondiale di 24ore in pista. E la notizia nella notizia è che non è nemmeno un finisher. Nessuna medaglia, nessun primato, nessuna esperienza totale di cosa significhi correre per un giorno intero sul magico anello rosso da 400 metri. Ci ha provato a stupirci, ma il tentativo è naufragato dopo 10ore23’ di gara quando lo spagnolo ha detto stop a causa di problemi al ginocchio destro che lo tormentavano da qualche ora. Forse un dolore che si è manifestato proprio a causa delle curve della pista, o forse era già presente prima, chissà. Poche settimane fa lo stesso Kilian aveva affermato che mai aveva avuto tanti dolori muscolari e articolari come da qualche mese a questa parte si era messo a correre su strada. Decenni a correre ultra trail tra le Alpi e in tutto il mondo e mai uno stop…pochi mesi sul grigio asfalto e diversi sono stati i problemi fisici che lo hanno tormentato.
Ed è proprio questa la differenza, forse. Kilian è senza dubbio il più grande trailer e skyrunner del mondo e della storia, ma il suo fisico non è certo abituato all’impatto costante e ‘duro’ dell’asfalto. Non siamo forse fatti per corre ovunque e comunque, seppur gran talenti. Anche con un motore eccezionale come quello dello spagnolo nato e cresciuto sugli splendidi Pirenei forse ha osato troppo. Bisogna riconoscere che Kilian ha provato ancora una volta a uscire dalla sua zona di comfort per mettere alla prova il suo potenziale umano.
Era partito forte per questo tentativo di record (305km quelli da battere) dove stava indossando anche la nuova scarpa da corsa su strada Salomon S/LAB Phantasm, le prime ore addirittura a 4’15” al km, poi i primi 100km a 4’25” dopo 7h30’, crono delle prime ore che lo vedevano sicuramente in vantaggio rispetto al primato del mondo. Jornet, che si è trovato sempre in seconda posizione nella gara, alle spalle del norvegese Hakannsone, poi però si è dovuto arrendere al dolore e abbandonare la gara.
Rimangono alcuni interrogativi, mai forse avremo risposta se non magari con un secondo tentativo chissà quando: perché al freddo in Norvegia questo tentativo con ben 17 ore di buio, neve e tanto freddo? Vero che forse è l’unica gara esistente di ultramaratona in questo periodo, ma avrebbe potuto organizzare un tentativo ad hoc chiedendo le varie certificazioni agli organi competenti. Perché è partito così forte? Perché ha fatto ben 50km a 4’15 di media solo settimana scorsa e non ha fatto un adeguato momento di scarico prima della grande prestazione? Perché è partito così forte in gara e non ha gestito l’orizzonte temporale delle 24 ore? Ha, dunque, osato troppo? Vedremo un altro tentativo da parte sua? Proverà una maratona? Il tempo darà alcune risposte…