di Cesare Monetti
Foto di @Phototoday Francesca Soli
L’autrice è Maria Luisa Garatti, nota runner bresciana: “Sono avvocato e delegato Fispes della Rosa Running Team Asd Fispes, perchè da quest’anno siamo anche società affiliata Fispes (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) con atleti con sclerosi multipla parkinson e ipovedenti. Sono campionessa italiana parlimpica di mezza maratona della mia categoria t38, gara disputata a barletta il 09.02.2020 oltre a essere la Presidente dell’Associziazione ‘Se vuoi puoi asd’ composta da persone con sclerosi multipla che corrono anche per chi non può correre con le proprie gambe. Con le nostre corse abbiamo raccolto importi sostanziosi che abbiamo donato all’Aism di Brescia (in totale 6000 euro, a Como 1000, donati ad Aiutiamo Brescia per l’emergenza sanitaria all’ats di Como, oltre a finanziare il progetto Road to NY del novembre 2019 dove abbiamo portato 6 atleti con sclerosi multipla a correre la maratona di New York”.
Di seguito il suo post sulla pagina social personale corredata dalla mail ufficialmente inviata al Presidente Lombardia Attilio Fontana e a Antonio Rossi, Sottosegretario con delega ai Grandi Eventi Sportivi di Regione Lombardia. Una lettera tutto cuore dettata dal grande amore per la corsa:
HO MANDATO QUESTA LETTERA A VARIE PERSONE.. LA MIA NON È MANCANZA DI RISPETTO PER CHI IN QUESTI MESI E STATO COLPITO DURAMENTE MA SOLO PER FAR CAPIRE COSA SIGNIFICA CORRERE .. AD OGGI NESSUNO MI HA RISPOSTO (23 aprile 2020)
Carissimo Presidente Fontana,
Le scrivo questa lettera con il cuore in mano.
Sicuramente il momento è ancora molto delicato, l’emergenza che ci ha coinvolti ci ha travolto come un fiume in piena.
Abbiamo annaspato fino ad ora cercando di arrivare al punto in cui finalmente si potesse vedere la luce fuori dal tunnel per poter ritrovare quel senso di pace e poter urlare ce l’abbiamo fatta.
Le scrivo per farle capire veramente cosa significa per me, come per molti altri, CORRERE.
Non sono una podista che si è inventata in questo periodo di quarantena ma ho iniziato a correre nel 2014 per un motivo molto importante.
Correre per me significa vivere.
Ho iniziato perché ho la sclerosi multipla e correre è stato il mio modo di poter dire mi sento viva, mi sento normale, non mi sento malata.
In questi anni correre per me è diventato un farmaco naturale senza effetti collaterali che mi ha aiutato a farmi sentire viva e come tutti gli altri.
Tornare a casa dal lavoro oppure quando arriva la domenica mattina, libera dagli impegni, poter infilare le tue scarpe da corsa è come ritornar bambini quando ricevi la paghetta per comprarti le caramelle.
Sono 44 giorni che questo mi è stato impedito, sono 44 giorni che uso le mie scarpe da corsa solo per buttare lo sporco, sono 44 giorni che sto ai consigli, alle imposizioni che ci sono state date per poter fermare questo maledetto virus.
In questi 44 giorni noi runner che aspettiamo la domenica della gara per buttarsi nella propria griglia e partire per inseguire il loro sogno tagliando il traguardo per farsi infilare una medaglia SI SONO FERMATI.
Siamo stati additati come gli untori, siamo stati accusati di essere i portatori del virus solo perché è stato detto che il paziente zero era un runner.
Non è mai stato chiesto ad un podista il perché corre, quali sono le motivazioni che ci spingono ogni mattina ad alzarci presto, nonostante il tempo incerto, la pioggia, la neve, il caldo afoso.
No non è mai stato chiesto, anzi!
Io sto faticando tantissimo a non poter uscire libera a correre per tenermi in movimento perché sa, chi ha una patologia, come la mia, necessita di muoversi e come me ci sono moltissime persone che stanno soffrendo anche per questo, cosi come altri che hanno altre patologie che trovano nello sport e sopratutto nella corsa quel gusto di vivere che ci è stato tolto da ormai da mesi.
Ho resistito sino ad ora ma oggi sono a chiederLe perché non si è pensato da subito di trovare un modo per far uscire a correre, magari con orari scsaglionati ( la mattina presto o la sera dopo le 19) con le dovute precauzioni? Nessuno ci ha pensato ? Strano.
Mi chiedo ancora, si sa che possiamo correre perché abbiamo un certificato medico che ci abilità all’attività agonistica? No, forse, proprio non si conosce il mondo dei podisti.
Dobbiamo anche fare una distinzione tra attività fisica e correre.
Ha mai guardato negli occhi chi corre?
Ha mai visto quella fiamma che arde nei suoi occhi, perché correre è uno stile di vita ed è diverso da chi fa solo attività fisica.
A me dell’estetica importa poco, anzi, noi donne a fine gara abbiamo il muco secco, il sale sulle labbra dal sudore, i capelli sterpagliosi, ma guardandoci siamo meravigliose dal sorriso che sorge spontaneo sul nostro viso.
Forse siamo sulla linea del traguardo, forse ritorniamo a poterci muovere naturalmente con le dovute cautele e quindi, perché non programmare anche le uscite di noi podisti?
Noi che senza questa attività potremmo essere nuovamente preda della patologia (ricordiamoci che si corre per tantissimi motivi ci sono quelli forti, ci sono quelli che hanno il Parkinson, ci sono quelli che hanno malattie oncologiche, ci sono quelli che sono depressi, ci sono quelli che lo trovano come modo per dimostrare a se stessi che sono persone che valgono, quelli come me, quelli che corrono per aumentare l’autostima, quelli che possono vincere la tristezza perché lo sport rilascia le endorfine e rende felici), magari con uscite ad orari scaglionati, con indosso la divisa della società podistica alla quale sono iscritti (beh poteva essere una proposta dalla FIDAL, ma si è dimenticata del mondo del running e di tutti i suoi tesserati), con nella tasca del pantaloncino il proprio certificato medico e con tanto di tessera fidal in copia.
Mi raccomando pensi anche a noi in questo momento perché sinceramente abbiamo bisogno di muoverci ,anche per riprendere a sorridere e sa io ho bisogno di continuare a correre per non sentirmi malata.
Una runner a cui il sorriso è sparito non potendo sentire l’asfalto sotto i piedi.
Maria Luisa