di Cesare Monetti
Pasqua è passata, i 40 giorni della ‘quarantena’ sono passati, dal freddo inverno siamo arrivati al clima quasi estivo ed eccoci qui ancora chiusi, rinchiusi, bloccati, neanche fossimo agli arresti domiciliari. Il popolo italiano è da sempre gioioso, festoso, aperto, viaggiatore e questa condizione di reclusione è di sicuro fuori dai nostri canoni. I runner, abituati ancor più del popolo ‘normale’, a vivere all’aria aperta, ad ossigenarsi, a sfruttare l’asfalto come ideale palestra d’allenamento, a macinare centinaia di chilometri ogni mese, stanno soffrendo ancora di più.
SCOPPIATI – Sì, senz’altro stanno soffrendo di più. Il divano non lo amavano (e non lo usavano) prima, ora ne sono proprio stufi. La miccia si sta consumando, i runner stanno scoppiando. Le restrizioni governative che impongono forti limitazioni alla libertà d’azione, in generale diciamo i fatidici 200 metri, sono troppo poco. E ancor più i runner sanno bene di non essere loro gli untori, il loro sacrificio di stare a casa, di non potersi allenare non porta davvero alcun beneficio alla collettività. Anzi come già detto e ripetuto più volte, l’attività fisica sarebbe un toccasana.
Ancor più stanno esplodendo in questi giorni i runner delle Regioni o dei Comuni dove non è assolutamente possibile fare attività motoria in alcuna maniera. Ordinanze regionali al limite della costituzionalità, che ledono il principio di libertà dell’essere umano. Ma tant’è: in Campania come in Sicilia non si può correre in alcuna maniera. Neanche vicino a casa. Neanche con la mascherina. Niente di niente.
SUICIDI – E così ecco che il 3 maggio sembra un orizzonte lontano, una data inarrivabile, settimane e settimane chiusi in casa, con l’umore sempre più basso e il nervosismo alle stelle. C’è qualcuno che già azzarda che dal 3 maggio disposizioni o non disposizioni lui una corsetta se la farà. Staremo a vedere,però quel che è certo che in Italia si stanno moltiplicando i suicidi da depressione e solitudine. Non ce lo dicono al telegiornale, ma sarebbe importante trovare statistiche in tal senso.
NUOVE IDEE – Ma c’è anche qualcuno, come diversi presidenti di società sportive affiliate alla Fidal, che hanno scritto o stanno scrivendo ai giornali e ai vertici federali alcune idee. Fattibili? Sì, forse sì. Almeno in parte. Tipo, come Runtoday aveva già scritto i primi di marzo, correre in fasce orario non affollate tipo dalle 5 alle 7 del mattino e la sera tipo dalle 21 alle 23, fuori dunque dai canoni della gente comune che magari è in giro per fare la spesa o altre commissioni. Ovviamente il distanziamento sociale, anche 2 o 3 metri, ancora che magari si può correre solo con la divisa societaria e la tessera Fidal, così da essere riconosciuti come ‘veri runner’, anche se questa condizione, seppur buona come idea, non è sicuramente fattibile perché l’appartenenza a un gruppo, ad una associazione o similare non può essere una discriminante per dare un permesso a delle persone e tenere limitate in casa le altre.
INCOERENTI – Ma i runner che stanno scoppiando lo si vede anche perché tanti di loro stanno peccando di incoerenza. Già, perché ad inizio marzo a seguito del primo blocco in migliaia si sono subito stoppati al grido di ‘iorestoacasa’ per onorare i tanti morti, per rispetto delle tante bare che la televisione ci faceva vedere. ‘Tanto sono 2 settimane, anche io corro e faccio maratone, ma io rinuncio, possibile che non riusciate a non correre per 2 settimane?”. Questa era la frase tipica sui social di metà marzo. Il rispetto è sempre per il pensiero di tutti, ognuno può dire e fare ciò che vuole, questo forse è il bello dei social.
Ma in mente mi rimbalzava anche nel dire: “Scusa ma anche l’anno scorso mentre facevi le tue belle maratone sapevi che la domenica mattina mentre festeggiavi una medaglia c’era tanta gente, bambini compresi, che soffrivano e morivano in ospedale per malattie del quale non si trova nessuna cura? E sono migliaia”…non ho mai risposto così ma sempre l’ho pensato.
L’ASSALTO – Poi al primo rinnovo di lockdown fino al 3 Aprile ecco l’assalto prima al forno di casa per preparare in casa pane, dolci, pasta e poi al lievitare della bilancia ecco ‘la corsa’ al negozio virtuale verso i tapis roulant. MIlle, duemila euro di spesa per usarlo magari dieci volte nella vita: “Iostoacasa’. E la risposta era facile sui social: “E grazie, resti a casa con tapis roulant, rulli elettronici, un giardino da 140 metri quadri, 3 terrazze. Per te è facile parlare. Noi abitiamo in 4 in 50 metri quadri’.
E già però in questa situazione la coerenza era andata a farsi benedire: se ti alleni in casa, fai le sfide sui social, sudi come un dannato, non pensi più alle tante vittime di coronavirus? La risposta iniziava a farsi incerta. Passata Pasqua la situazione è ulteriormente peggiorata. Vogliamo tutti uscire a correre, oltre un mese di non allenamenti veri è qualcosa di micidiale. I detrattori sono guariti dagli infortuni e dagli acciacchi vari, coloro che rispettavano le tante vittime stanno cercando i modi per correre, chiedono ‘finestre temporali’. Ma come…le vittime? Eppure ne muoiono ancora 500 al giorno?
Davvero l’incoerenza è marcata, la delusione nel vedere questo atteggiamento da parte di tanti è forte.
I runner vogliono uscire, stanno implorando la Fidal che dica qualcosa al Coni, al Ministero dello Sport, al Governo Conte. Ma niente, il silenzio è assordante, niente si muove.
NIENTE ENTUSIASMO – Personalmente noto che in questi giorni sui social non c’è più alcun entusiasmo, pochi ormai gli eroismi di chi fa una maratona in casa o una bella 100km sul balcone, niente li catalizza più. La frustrazione è forte, il morale è basso, sanno già che prima del 3 maggio niente cambierà e forse, purtroppo, ancora una volta ci sarà un rinvio magari fino a metà maggio. Quando invece all’estero tipo Austria e Germania sono già ripartitI e loro sì, cavoli i loro runner, sono già ripartiti.
Teniamo duro, alleniamoci come possiamo, siamo ora al 35esimo km, ultimo sforzo e ci siamo, il 3 maggio arriverà come prima o poi tra qualche mese potremo tornare a fare le gare. Governi, Istituzioni, federazioni sappiano solo che è stata persa una grande occasione per una forte propaganda salutistica che in prospettiva del prossimo decennio avrebbe risparmiato migliaia e migliaia di morti evitando infarti o tumori da tabacco ad esempio.
Però, runner, una cosa per favore: più coerenza.