Ogni domenica, ogni volta che li vedevo correre mi chiedevo che gusto trovassero in una fatica così estenuante e monotona. Ma soprattutto autoimposta. Sui loro volti segnati dalla stanchezza traspariva però una sensazione di serenità e pace. La stessa che vedevo sul volto di mio padre quando rincasava.
Recensito da Cesare Monetti
Un libro dal forte carattere autobiografico che racconta la difficile ricerca della propria identità attraverso la realizzazione dei propri sogni e obiettivi.
Dopo il fallimento del sogno di giocare a basket l’autore fa un incontro casuale determinante che lo porta ad interiorizzare il bisogno di ricercare nuovi obiettivi. Nasce così l’avvicinamento al podismo e nella frase “Mi inginocchiai per allacciare la scarpa destra e notai che stavo calpestando la tacca bianca “zero” si riconosce il nuovo inizio dell’autore che rispolvera con successo la propria attitudine di atleta.
Con toni delicati e descrizioni realistiche, l’autore “sfoglia” i capitoli della sua vita e la pone al servizio dell’analisi dei meccanismi che trasformano un uomo in un maratoneta ed un maratoneta in un uomo consapevole dei propri limiti.
I pregiudizi sulla corsa, quindi, si trasformano e lasciano spazio alla consapevolezza che correre è un modo di dedicarsi del tempo e “nel suo significato più puro significava andare semplicemente avanti” a realizzare gli obiettivi di un orizzonte svelato. Non è un libro per soli runner ma una guida emozionale su come diventarlo possa determinare la nascita di un nuovo individuo.