di Roberto De Benedittis – organizzatore Roma Appia Run e Presidente ACSI Italia Atletica
Sarebbe semplice, ma se non lo abbiamo fatto finora, perché dovremmo farlo in futuro?
Dal 22 febbraio, giorno del primo contagiato “autoctono”, tra l’altro un “runner”, vivo, per l’intuizione della dottoressa che lo ha visitato, per i medici che lo hanno curato, ed anche per le sue condizioni fisiche ottimali, abbiamo affrontato l’emergenza con scelte complesse ed a volte contraddittorie.
Nessuno aveva una ricetta vincente e credo che nessuno al posto di chi ha operato avrebbe saputo fare meglio. Quindi premessa: non cerchiamo colpe, è inutile.
Quello che mi preme sottolineare, anche alla luce delle reazioni alla circolare del Ministero dell’Interno di ieri sera, è che il nostro Paese ha delle serie resistenze all’attività motoria. Mai come in questo caso, proprio per l’eccezionalità dell’evento, si è amplificata questa sensazione.
Ho già spiegato in un altro post come nella quasi totalità delle trasmissioni televisive si sono lanciati messaggi “contro” coloro che facevano la “corsetta”.
Ed anche ora, mentre sto scrivendo questo post, in una trasmissione televisiva si parla dei runners che vanno a correre in venti insieme.
Rimane una ignoranza di fondo rispetto a chi pratica l’attività sportiva che spesso e volentieri ne sa molto di più di chi ne parla senza aver mai fatto un passo di corsa. Coloro che praticano attività sportiva, nella stragrande maggioranza, hanno ben chiari diversi valori, la prevenzione della salute, il rispetto delle regole, il rispetto degli altri, e lo stanno dimostrando in questi giorni.
In realtà, quello che è più importante, e di cui nessuno parla, è il ruolo fondamentale dell’attività sportiva nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, di quelle a carico del sistema respiratorio, dell’apparato muscolo-scheletrico.
Ed è per questo che tutti, ma proprio tutti, dovrebbero fare attività fisica (non ora ovviamente, in cui la maggior parte delle persone dovrebbe rimanere a casa), per far si che ci sia un Paese di persone il più possibile in salute! Questo aiuterebbe certamente i nostri ospedali ad essere meno affannati, ad avere un costo per la sanità pubblica più gestibile.
Questa quarantena forzata che ci fa rimanere a casa sarebbe stata una grandissima occasione per una campagna anti-fumo, per convincere le persone ad evitare questa dipendenza che dati alla mano uccide circa 80.000 persone ogni anno in Italia.
E molte delle morti di questi giorni, poi ce lo spiegheranno gli statistici tra qualche mese, sono dovuti all’aggravarsi di patologie preesistenti che il Covid-19 ha accelerato fino alle estreme conseguenze.
Quanti di questi si sarebbero potuti salvare se non avessero avuto quelle patologie che sono dovute alla mancanza di movimento, all’alimentazione sbagliata, al fumo?
Noi oggi polemizziamo contro una circolare del Ministero degli Interni che ribadisce una cosa semplice: tra le cause di necessità per uscire da casa c’è quella di tenere efficiente il proprio fisico. Con MODERAZIONE, DA SOLI, NELLE VICINANZE DI CASA!
Ed allora qual è la lezione che non impareremo?
Quella che un Paese in cui ci siano più persone che facciano attività sportiva sarà il Paese che saprà rispondere meglio ai prossimi virus che prima o poi ci saranno. Quella che un Paese dove i fumatori saranno ridotti ad un’estrema minoranza, sarà quello che risparmierà infinite risorse economiche molte di più di quante ne acquisiscano i Monopoli di Stato.
Ma non vedremo cartelli in cui sarà scritto “QUANDO HO VISTO MIA MADRE ENTRARE IN OSPEDALE, HO CAPITO CHE DOVEVO INIZIARE A CORRERE“.
Spero di sbagliare ma da quello che sentiamo oggi, non sarà una lezione che impareremo.