Il respiro già regolare, non perché non si sia spremuto nella sua batteria ma perché, come ha detto lui stesso “dipende dall’adrenalina”, l’ansia di conoscere i risultati degli altri, il suo stesso pronostico infausto ed infine la certezza di non essere in finale.
Gli occhi velati di dispiacere, la delusione è forte, questo ragazzo è cresciuto in maniera straordinaria e si aspettava di calcare la pista in finale.

Già primatista italiano dei 400 m piani con 44”77, Davide Re sa che la sconfitta va accettata per spirito sportivo e rispetto di avversari che in questa occasione hanno fatto meglio di lui.
Otto centesimi lo hanno separato dal sogno della finale, un sogno la cui realizzazione è solo rimandata. Un sogno che dovrà continuare per un altro anno, nel 2020 c’è Tokyo, c’è l’Olimpiade.
Nonostante l’evidente dispiacere, Davide riesce a fare una analisi tecnica lucida ed impeccabile del suo comportamento in gara e sul finale, dopo aver descritto l’importanza della stima e della simbiosi che ha con la sua allenatrice, trova la forza di liberare la tensione in un sorriso genuino. Si capisce che sta già pensando a cosa debba migliorare e come allenarsi per le Olimpiadi, a come trarre da questa sconfitta la forza di migliorare.
L’atletica, quella vera, la fanno quelli come Davide, che sanno trasmettere i veri valori dello sport e se l’Italia avesse più atleti come Davide Re saremmo una Nazione decisamente migliore.
Foto: Fidal/Giancarlo Colombo